28 Dicembre 2024

Contributo Art: una grana da risolvere

La via maestra per eliminare un aggravio giudicato ingiusto non solo dalle associazioni di categoria dell’autotrasporto, ma anche – obiettivamente – alla luce dell’attività regolatoria finora posta in essere dall’ART, resta quella di promuovere un’iniziativa legislativa che faccia chiarezza sui soggetti tenuti al versamento del contributo all’Autorità.

Dopo oltre due anni dalla novità introdotta dalla legge 16 novembre 2018, n. 130, di conversione al funzionamento del Decreto Genova, il tema del contributo al funzionamento dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti è tornato di attualità con la sentenza dello scorso febbraio, con cui il Consiglio di Stato ha stabilito che, a partire dall’anno 2019, le imprese di autotrasporto sono tenute al versamento del contributo stesso. Il Consiglio di Stato, infatti, ha ritenuto che “gli operatori economici operanti nel settore del trasporto”, diversi dai “gestori delle infrastrutture e dei servizi regolati”, fossero soggetti al contributo all’ART soltanto dopo l’ampliamento della categoria disposto dal Decreto Genova.

Purtroppo, si è trattato della conclusione – non inaspettata – di un contenzioso che vede contrapposti, ormai da anni, il settore dell’autotrasporto e l’ART: già in occasione dell’entrata in vigore della legge con cui si ampliava agli “operatori economici” del settore del trasporto la platea dei soggetti tenuti al contributo, nonché della delibera n. 141 del 19 dicembre 2018, prontamente adottata dall’Autorità, che individuava fra tali soggetti, “in via presuntiva”, le imprese di trasporto merci su strada dotate della disponibilità di veicoli di massa complessiva superiore a 26 tonnellate, avevamo ipotizzato un simile esito, indicando come unica iniziativa realmente risolutiva non tanto la promozione, poi avvenuta, di un nuovo contenzioso in sede amministrativa, bensì l’adozione di un provvedimento legislativo ad hoc che cancellasse una norma frutto non di un’iniziativa del Governo, ma di un emendamento introdotto in sede parlamentare su un provvedimento motivato dall’emergenza creatasi dopo il crollo del ponte Morandi.

In effetti, già con la delibera n. 225 del 22 dicembre 2020, l’ART ha previsto l’obbligo di contribuzione, fra gli altri, per gli operatori di servizi di trasporto merci su strada connessi con autostrade, porti, scali ferroviari, aeroporti, interporti, anche nelle more della decisione del Consiglio di Stato.

Con la Determina n.30 del 4 marzo 2021, poi, il Direttore dell’Autorità ha potuto adottare le conseguenti misure esecutive, alla luce dell’intervenuta pronuncia giurisprudenziale.

Va anche detto che l’ART, con il Comunicato n. 4 del 1° marzo 2021, ha in qualche modo inteso ridurre ulteriormente il perimetro dei soggetti tenuti al versamento del contributo, escludendo, in via alternativa alla disponibilità di veicoli di massa complessiva non superiore alle 26 tonnellate, le imprese con fatturato “rilevante” non superiore ai 3 milioni di euro annui (e non ai 5 milioni, come disposto nella delibera del 19 dicembre 2018). Nello stesso Comunicato, poi, viene affermato che “di conseguenza, una gran parte degli autotrasportatori, non è soggetta all’obbligo di contribuzione in favore dell’Autorità di Regolazione dei trasporti”.

Si tratta di un’asserzione quanto meno opinabile, se si tiene conto che, analizzando studi condotti nell’ambito dell’Albo degli autotrasportatori, si può dedurre, sia pure in via approssimativa, che delle oltre 90.000 imprese iscritte, circa i 2/3 registrano un fatturato annuo pari o superiore ai 3 milioni di euro. Per di più, anche con un fatturato inferiore, potrebbero avere in disponibilità veicoli di massa complessiva superiore a 26 tonnellate ed essere comunque soggette all’obbligo di contribuzione all’ART.

La via maestra per eliminare un aggravio giudicato ingiusto non solo dalle associazioni di categoria dell’autotrasporto, ma anche – obiettivamente – alla luce dell’attività regolatoria finora posta in essere dall’ART, resta quella di promuovere un’iniziativa legislativa che faccia chiarezza sui soggetti tenuti al versamento del contributo all’Autorità, come d’altro canto richiesto dalle stesse associazioni al precedente Governo, che aveva assunto un preciso impegno in tal senso, senza poterlo portare a termine.

La richiesta di aprire un tavolo di confronto, indirizzata da Unatras al ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, contiene anche un accenno all’esigenza di trovare soluzioni urgenti per oneri (tra i quali non possono non rientrare quelli connessi all’obbligo di contribuzione all’ART) che impattano negativamente sulla competitività delle imprese italiane sul mercato europeo. Peraltro, viste le scadenze delle imposte dall’ART per il pagamento del contributo (un terzo dell’importo entro il 30 aprile e due terzi entro e non oltre il 29 ottobre 2021), appare oggettivamente improbabile che un intervento chirurgico legislativo sia adottato in tempi rapidi.


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