La digitalizzazione possibile e a costo zero
“Si potrebbero avviare interventi a costo zero per realizzare un effettivo snellimento delle procedure, maggiori economie per gli operatori, minori possibilità di errori e più facilità nei controlli, introducendo informazioni già oggi digitalizzabili nel trasporto di merci su strada. Tra queste l’adozione della lettera di vettura elettronica e dello Sportello Unico Doganale dei Controlli”
Il tema della semplificazione delle procedure tramite la digitalizzazione della logistica è ormai entrato nel linguaggio dei responsabili politici, oltre che delle associazioni di settore: la stessa ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, alludendo alla miriade di autorizzazioni oggi necessarie nella filiera della logistica ha parlato di “operazione mirata sia sul piano politico che sul piano tecnico”.
Certamente, la vera svolta verrà – come ricorda il lettore – dall’attuazione del recente Regolamento UE 2020/1056 del 15.7.2020, pubblicato il 31 luglio scorso, con cui si mira a creare un quadro uniforme per l’uso di informazioni sul trasporto merci in tutti i modi di trasporto, da fornire in formato elettronico su piattaforme certificate, da parte degli operatori logistici interessati. Si tratta di uno strumento destinato a dare una svolta decisiva alla digitalizzazione delle attività logistiche, in quanto abbraccia tutte le informazioni da inserire nei documenti di trasporto, senza imporre particolari obblighi in capo all’impresa interessata, ma stabilisce che le autorità di controllo saranno tenute ad accettare le informazioni ricevute in modalità digitale. Effetto non secondario del Regolamento sarà la riduzione degli oneri amministrativi a carico delle imprese, causata dall’utilizzo di moduli digitali, che la Commissione europea stima in circa 27 miliardi di euro nei prossimi 20 anni.
Peraltro, il regolamento, pur essendo in vigore dal 20 agosto dello scorso anno, non è ancora concretamente attuabile, in quanto la Commissione europea è impegnata a sviluppare le specifiche tecniche per le piattaforme elettroniche entro il 2022 e gli operatori interessati potranno trasmettere le relative informazioni in formato armonizzato a partire dall’agosto 2024.
Nel frattempo, si potrebbero già avviare interventi a costo zero per il bilancio dello Stato, per realizzare un effettivo snellimento delle procedure, maggiori economie per gli operatori, minori possibilità di errori e più facilità nei controlli introducendo informazioni già oggi digitalizzabili nel trasporto di merci su strada: fra queste, l’adozione, da tempo invocata dalle maggiori associazioni di categoria degli autotrasportatori, della lettera di vettura elettronica, la e-CMR, istituita dal protocollo addizionale alla convenzione CMR (Convention des Merchandises par Route), concluso a Ginevra il 20 febbraio 2008 presso le Nazioni Unite, ed entrato in vigore il 5 giugno 2011. Ovviamente, la CMR elettronica deve contenere le stesse informazioni del corrispondente documento cartaceo (come i dati del mittente del vettore e del destinatario, nonché la natura, quantità e peso della merce trasportata). E non va tralasciato il fatto che, secondo analisi riportate da associazioni di categoria, sembra che l’uso della CMR elettronica si sia già dimostrato sette volte più economico rispetto alla sua alternativa cartacea.
L’e-CMR è stata già adottata da quasi tutti gli Stati europei e, per la sua ratifica nel nostro Paese, occorre un provvedimento legislativo, d’iniziativa del governo, i cui tempi non sono ad oggi calcolabili, a meno che non sia inserita in un intervento complessivo di semplificazione e digitalizzazione delle procedure. In ogni caso, il percorso potrebbe essere facilitato se la redazione del progetto di legge fosse il frutto di un lavoro coordinato fra gli organi competenti del MIT (la Direzione Generale per il trasporto stradale e intermodalità e il Comitato centrale per l’Albo degli autotrasportatori, che potrebbe assicurare l’adesione e il consenso delle imprese di autotrasporto), e quelli di altri dicasteri interessati, come l’interno, lo sviluppo economico e l’innovazione e digitalizzazione.
Altro intervento a costo zero, consiste nell’adozione del provvedimento amministrativo, possibile in tempi brevi, volto a superare gli intoppi burocratici che – nonostante l’impegno più volte ribadito a livello politico di fronte alle richieste degli operatori logistici – impediscono l’operatività del Sucodo (Sportello Unico Doganale e dei Controlli), istituito dal 2016 (decreto legislativo 169/2016), con l’obiettivo di snellire le operazioni di sdoganamento, ridurre i costi per le imprese, e, soprattutto, assicurare maggiore fluidità negli scambi import-export. Si tratta di mettere a punto un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, al quale potrebbe lavorare, con il supporto di UIRnet, la cabina di regia istituita con il Protocollo quadro sottoscritto il 13 agosto scorso dal Capo Dipartimento trasporti del MIT e dal Direttore Generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
Fonte: Uomini e trasporti – novembre 2020