Divieti di circolazione: la via per cambiare
Ho letto che 14 associazioni dell’autotrasporto hanno scritto al ministero per esprimere contrarietà al ripristino a maggio dei divieti di circolazione e per chiedere di istituire un tavolo con cui modificare l’approccio alla materia. Ma so pure che sindacati e associazioni dei consumatori sono contrari a togliere divieti, peraltro in vigore in modo molto variegato in tanti paesi europei. Quale pensa possa essere una soluzione di compromesso?
Dobbiamo permettere che l’annata “anomala” dovuta alla pandemia da Covid-19, con la forte riduzione del traffico veicolare privato nel week end, ha di fatto obbligato il ministero delle infrastrutture e della Mobilità sostenibili a sospendere più volte il calendario dei divieti di circolazione per i mezzi pesanti e ad assicurare il transito delle merci anche nei periodi di chiusura dei confini regionali, allo scopo di consentire il costante rifornimento di prodotti e materie prima per l’industria e l’agricoltura, nonché di quelli necessari al normale svolgimento delle attività quotidiane.
L’allentarsi della situazione di emergenza ha portato, nel mese di maggio, al ripristino della piena applicazione del calendario dei divieti di circolazione per l’anno in corso, secondo quanto stabilito dal D.M. del 29 dicembre 2020, il quale, peraltro, all’art. 14, comma 3, prevede che – entro tre mesi dalla sua entrata in vigore e tenendo conto del protocollo d’intesa siglato tra Governo e associazioni di categoria il 28 novembre 2013 (che prevede l’attivazione di una verifica sui contenuti del calendario) – un apposito decreto dirigenziale possa apportare “modifiche e integrazioni finalizzate a contemperare i livelli di sicurezza della circolazione con misure atte e favorire un incremento di competitività dell’autotrasporto”. E poiché il calendario non è stato sostanzialmente operativo nei primi quattro mesi dell’anno, è da ritenere che lo stesso possa subire modifiche nel senso indicato dal citato decreto ministeriale.
Probabilmente, è anche questo l’obbiettivo che ha spinto la totalità delle organizzazioni rappresentative delle imprese di autotrasporto a richiedere al ministero la messa in discussione e una sostanziale revisione del calendario in vigore, per modificare l’approccio che fin qui ha ispirato le misure limitative della circolazione dei mezzi pesanti.
Si tratta di una problematica più che annosa, e tuttora irrisolta, che vede schierati su fronti opposti gli organismi, pubblici e privati, rappresentativi dei diversi interessi coinvolti: a titolo di esempio, basti ricordare, dal lato delle imprese di autotrasporto, la riduzione delle giornate di divieto operata nel 2015, accanto all’introduzione della prima, effettiva deroga per i veicoli adibiti ai trasporti intermodali e, dell’altro lato, la vertenza promossa dal Codacons nel 2018 contro l’intera impostazione nel calendario divieti 2017 e 2018, sfociata nella sentenza del Consiglio di Sato del 19 marzo 2019, che ha ribadito la corretta interpretazione del relativo quadro normativo e regolamentare e ha precisato come le limitazioni al traffico dei mezzi pesanti debbano essere giustificate da preminenti e ragionevoli considerazioni di tutela dei beni primari, da contemplare e bilanciare con altri interessi di rilievo costituzionale, quale quello dell’iniziativa economica. In sostanza, il massimo organo di giustizia amministrativa ha inteso confermare l’obbiettivo con le esigenze di mobilità delle merci, nell’interesse dello sviluppo economico del Paese.
Anche sul fonte europeo, sono ormai trascorsi quasi venti anni dal tentativo di introdurre i week end bans, con una proposta di armonizzazione dei divieti di circolazione nei giorni festivi per i mezzi pesanti operativi nei diversi Paesi dell’Unione Europea, che – se non vado errata – fu promossa proprio dall’Italia, ma che fu ritirata dalla Commissione UE a un passo dal traguardo, a seguito della formazione di una minoranza di blocco, della quale ovviamente faceva parte lo Stato austriaco. Oggi la situazione non è mutata, ma assistiamo a una nuova fase di ricerca di convergenze e di maggiore integrazione fra le politiche economiche e sociali degli Stati europei, indotta dall’esigenza di superare la crisi economica generata dalla pandemia: potrebbe essere l’occasione per riprendere il discorso dell’armonizzazione dei week end bans, magari preceduta da un’adeguata analisi dei flussi di traffico e dei tassi di incidentalità da attribuire ai mezzi pesanti, attraverso una metodologia condivisa da tutti gli attori in gioco, che consenta di superare anche le divergenze a livello nazionale.
Dobbiamo permettere che l’annata “anomala” dovuta alla pandemia da Covid-19, con la forte riduzione del traffico veicolare privato nel week end, ha di fatto obbligato il ministero delle infrastrutture e della Mobilità sostenibili a sospendere più volte il calendario dei divieti di circolazione per i mezzi pesanti e ad assicurare il transito delle merci anche nei periodi di chiusura dei confini regionali, allo scopo di consentire il costante rifornimento di prodotti e materie prima per l’industria e l’agricoltura, nonché di quelli necessari al normale svolgimento delle attività quotidiane.
L’allentarsi della situazione di emergenza ha portato, nel mese di maggio, al ripristino della piena applicazione del calendario dei divieti di circolazione per l’anno in corso, secondo quanto stabilito dal D.M. del 29 dicembre 2020, il quale, peraltro, all’art. 14, comma 3, prevede che – entro tre mesi dalla sua entrata in vigore e tenendo conto del protocollo d’intesa siglato tra Governo e associazioni di categoria il 28 novembre 2013 (che prevede l’attivazione di una verifica sui contenuti del calendario) – un apposito decreto dirigenziale possa apportare “modifiche e integrazioni finalizzate a contemperare i livelli di sicurezza della circolazione con misure atte e favorire un incremento di competitività dell’autotrasporto”. E poiché il calendario non è stato sostanzialmente operativo nei primi quattro mesi dell’anno, è da ritenere che lo stesso possa subire modifiche nel senso indicato dal citato decreto ministeriale.
Probabilmente, è anche questo l’obbiettivo che ha spinto la totalità delle organizzazioni rappresentative delle imprese di autotrasporto a richiedere al ministero la messa in discussione e una sostanziale revisione del calendario in vigore, per modificare l’approccio che fin qui ha ispirato le misure limitative della circolazione dei mezzi pesanti.
Si tratta di una problematica più che annosa, e tuttora irrisolta, che vede schierati su fronti opposti gli organismi, pubblici e privati, rappresentativi dei diversi interessi coinvolti: a titolo di esempio, basti ricordare, dal lato delle imprese di autotrasporto, la riduzione delle giornate di divieto operata nel 2015, accanto all’introduzione della prima, effettiva deroga per i veicoli adibiti ai trasporti intermodali e, dell’altro lato, la vertenza promossa dal Codacons nel 2018 contro l’intera impostazione nel calendario divieti 2017 e 2018, sfociata nella sentenza del Consiglio di Sato del 19 marzo 2019, che ha ribadito la corretta interpretazione del relativo quadro normativo e regolamentare e ha precisato come le limitazioni al traffico dei mezzi pesanti debbano essere giustificate da preminenti e ragionevoli considerazioni di tutela dei beni primari, da contemplare e bilanciare con altri interessi di rilievo costituzionale, quale quello dell’iniziativa economica. In sostanza, il massimo organo di giustizia amministrativa ha inteso confermare l’obbiettivo con le esigenze di mobilità delle merci, nell’interesse dello sviluppo economico del Paese.
Anche sul fonte europeo, sono ormai trascorsi quasi venti anni dal tentativo di introdurre i week end bans, con una proposta di armonizzazione dei divieti di circolazione nei giorni festivi per i mezzi pesanti operativi nei diversi Paesi dell’Unione Europea, che – se non vado errata – fu promossa proprio dall’Italia, ma che fu ritirata dalla Commissione UE a un passo dal traguardo, a seguito della formazione di una minoranza di blocco, della quale ovviamente faceva parte lo Stato austriaco. Oggi la situazione non è mutata, ma assistiamo a una nuova fase di ricerca di convergenze e di maggiore integrazione fra le politiche economiche e sociali degli Stati europei, indotta dall’esigenza di superare la crisi economica generata dalla pandemia: potrebbe essere l’occasione per riprendere il discorso dell’armonizzazione dei week end bans, magari preceduta da un’adeguata analisi dei flussi di traffico e dei tassi di incidentalità da attribuire ai mezzi pesanti, attraverso una metodologia condivisa da tutti gli attori in gioco, che consenta di superare anche le divergenze a livello nazionale.
Fonte: Uomini e Trasporti – giugno 2021