Il cambio generazionale nelle carrozzerie
Il passaggio verso i discendenti naturali rappresenta spesso un problema anche in carrozzeria. I figli, maschi o femmine che siano, prendono altre strade e non ne vogliono sapere di continuare l'attività del genitore.
I boom dell'auto degli anni '60, '70 ha consentito a molti operatori del settore auto di mettersi in proprio e fondare le proprie officine e carrozzerie di autoriparazione. Le carrozzerie registrate fino agli anni '90 erano oltre 22.000, numero sproporzionato rispetto agli altri paesi europei. A onore del vero, non tutte erano strutturate e attrezzate per effettuare interventi nel rispetto dell'allora sicurezza dei veicoli e dell’estetica.
Allora, si trattava di un vero lavoro artigianale e non si guardava per il sottile. Le poche regole erano spesso lasciate alla fantasia dell'artigiano e lo stesso valeva anche per il costo della riparazione. Nessun tempario di riferimento, se non per i più evoluti (pochi) e per gli autorizzati, che si rifacevano a quello delle case madri. Il riferimento "ufficiale" per i carrozzieri indipendenti nasce nel 1992 sulla falsariga di quello in uso da tempo in Ania (Associazione delle Imprese di Assicurazione). Col trascorre degli anni molte di queste aziende artigiane si sono estinte o passate di mano, altre si sono evolute diventando imprese strutturate sia nella logistica che nei servizi, anche se il numero, pur essendo diminuito fisiologicamente, è rimasto uno dei più elevati in Europa (e forse nel mondo).
Ogni anno in Italia 80.000 imprenditori passano il testimone dell'azienda ai figli. Solo in 3 casi su 10 i passaggi generazionali funzionano (fonte Eurispes); purtroppo sono più frequenti la vendita a terzi o il fallimento. I più fortunati che hanno potuto delegare figli o nipoti nel gestire l’azienda, hanno visto nascere nuovo entusiasmo, nuove idee messe in pratica dai giovani subentrati e che in molti casi hanno fatto fare quel salto di qualità all’azienda, ammodernandola alle nuove esigenze e servizi che per vari motivi la “vecchia” generazione non ha saputo o voluto fare. La nostra rivista nelle sue varie rubriche ascolta mensilmente un buon numero di imprenditori carrozzieri, molti dei quali rappresentano la “nuova generazione”. La cosa che ci ha lasciati piacevolmente sorpresi è che il cambio nella gestione delle aziende non ha riguardato solo i servizi resi, e questo sarebbe stato logico, tenuto conto dell'evoluzione tecnologica dei veicoli e delle esigenze della clientela, ma ha modificato anche le strutture sia esterne che interne, per renderle maggior mente funzionali ed accoglienti.
Qualcuno è andato oltre fondando dei veri e propri centri di riparazione e assistenza dell’auto, dove il cliente, sia flotta, assicurazione o privato, trova tutto ciò che può servire per l’assistenza, la riparazione, il noleggio e l'acquisto di veicoli usati e nuovi, con tutta l'assistenza burocratica conseguente.
I boom dell'auto degli anni '60, '70 ha consentito a molti operatori del settore auto di mettersi in proprio e fondare le proprie officine e carrozzerie di autoriparazione. Le carrozzerie registrate fino agli anni '90 erano oltre 22.000, numero sproporzionato rispetto agli altri paesi europei. A onore del vero, non tutte erano strutturate e attrezzate per effettuare interventi nel rispetto dell'allora sicurezza dei veicoli e dell’estetica.
Allora, si trattava di un vero lavoro artigianale e non si guardava per il sottile. Le poche regole erano spesso lasciate alla fantasia dell'artigiano e lo stesso valeva anche per il costo della riparazione. Nessun tempario di riferimento, se non per i più evoluti (pochi) e per gli autorizzati, che si rifacevano a quello delle case madri. Il riferimento "ufficiale" per i carrozzieri indipendenti nasce nel 1992 sulla falsariga di quello in uso da tempo in Ania (Associazione delle Imprese di Assicurazione). Col trascorre degli anni molte di queste aziende artigiane si sono estinte o passate di mano, altre si sono evolute diventando imprese strutturate sia nella logistica che nei servizi, anche se il numero, pur essendo diminuito fisiologicamente, è rimasto uno dei più elevati in Europa (e forse nel mondo).
Ogni anno in Italia 80.000 imprenditori passano il testimone dell'azienda ai figli. Solo in 3 casi su 10 i passaggi generazionali funzionano (fonte Eurispes); purtroppo sono più frequenti la vendita a terzi o il fallimento. I più fortunati che hanno potuto delegare figli o nipoti nel gestire l’azienda, hanno visto nascere nuovo entusiasmo, nuove idee messe in pratica dai giovani subentrati e che in molti casi hanno fatto fare quel salto di qualità all’azienda, ammodernandola alle nuove esigenze e servizi che per vari motivi la “vecchia” generazione non ha saputo o voluto fare. La nostra rivista nelle sue varie rubriche ascolta mensilmente un buon numero di imprenditori carrozzieri, molti dei quali rappresentano la “nuova generazione”. La cosa che ci ha lasciati piacevolmente sorpresi è che il cambio nella gestione delle aziende non ha riguardato solo i servizi resi, e questo sarebbe stato logico, tenuto conto dell'evoluzione tecnologica dei veicoli e delle esigenze della clientela, ma ha modificato anche le strutture sia esterne che interne, per renderle maggior mente funzionali ed accoglienti.
Qualcuno è andato oltre fondando dei veri e propri centri di riparazione e assistenza dell’auto, dove il cliente, sia flotta, assicurazione o privato, trova tutto ciò che può servire per l’assistenza, la riparazione, il noleggio e l'acquisto di veicoli usati e nuovi, con tutta l'assistenza burocratica conseguente.
Fonte: Io carrozziere n.4 2022