Il mercato dei veicoli industriali non si è mai ripreso del tutto dalla crisi
Eroi sì, ma per un giorno o poco più. Entrati nella Fase due dell'emergenza Covid-19 ci si è dimenticati degli autotrasportatori che hanno consentito al Paese di andare avanti anche nei giorni più difficili. Oggi il settore versa in una situazione drammatica. Lo dicono le associazioni e lo conferma Unrae. A parlare sono i numeri: nei primi cinque mesi dell'anno ci si è fermati a quota 7.583 unità immatricolate di peso superiore alle 3,5 tonnellate contro le 10.849 dell'anno precedente con un calo del 30 per cento. E proprio a meno 30 per cento potrebbe chiudersi il 2020 secondo il best case prospettato da Unrae ma che sembra allontanarsi in questi giorni. Più realistico un meno 40 per cento con una vera ripresa delle attività produttive e commerciali solo a settembre.
Come affrontare il futuro e dare nuove più solide basi allo sviluppo di un comparto dimostratosi così strategico nel momento più tragico?
Una risposta ha provato a fornirla Unrae, in un incontro, rigorosamente virtuale.
“Il mercato dei veicoli industriali - ha commentato Franco Fenoglio, presidente della Sezione Veicoli industriali – non si è mai ripreso del tutto dalla crisi del 2008, arrivando con fatica, dopo oltre dieci anni, a meno del 33 per cento dei volumi 2007.
Un quadro desolante: in Italia abbiamo il parco più vecchio d'Europa con anzianità di 13,6 anni contro una media europea di 11,5. Il 58,5 per cento dei veicoli è ante Euro IV. Le aziende italiane di trasporto vorrebbero rinnovare le loro flotte perché sono consapevoli di non poter essere competitive se non dispongono di tutti i mezzi oggi necessari per fare efficienza, cioè sostenibilità e sicurezza, che per la committenza significano affidabilità, in un mondo dove la competizione è spietata e fin troppo spesso sleale, e di fronte a concorrenti esteri adeguatamente sostenuti dai loro governi, che ne riconoscono la funzione strategica. Fare autotrasporto in Italia significa scontrarsi quotidianamente con le difficoltà che nascono da burocrazia, carico fiscale elevato, costi del carburante e del lavoro non competitivi e carenze infrastrutturali. Eppure trasporti e logistica devono essere considerati settori strategici per il paese, è una questione anche di sicurezza e le cronache recenti lo hanno dimostrato”.
320 MILA POSTI A RISCHIO
La crisi del 2008 ha lasciato cicatrici profonde: la rete distributiva ha visto scomparire il 30 per cento dei suoi attori, il fatturato annuo è diminuito di 1,5 miliardi di euro mentre lo Stato ha perso 105 di entrate fiscali e ulteriori 100 milioni di euro si sono persi per effetto della delocalizzazione. Il settore dei trasporti, nello stesso decennio, ha visto chiudere 35.000 imprese con 135.000 addetti. Una situazione che non può e non deve ripetersi. Ma il contesto macroeconomico attuale è devastante: -9,1 per cento di Pil per Italia nel 2020, -3 per cento a livello globale. A rischio nel nostro Paese ci sarebbero 320mila posti di lavoro.
“Il comparto – ha aggiunto Fenoglio – va sostenuto con misure urgenti. Queste le nostre proposte: aumento del credito di imposta dal 6 al 12 per cento fino al 2025 con rimborso in unica soluzione, azzeramento o riduzione significativa delle tasse alle imprese per 12/24 mesi, prestiti a lungo termine (10/15 anni) senza interessi, maggiori garanzie bancarie alle imprese. Per quanto riguarda, invece, il mercato dei veicoli industriali chiediamo l'istituzione di un fondo triennale per il rinnovo del circolante, la possibilità di acquisto di usato su usato (con contestuale rottamazione di veicoli ante Euro V), la proroga di sei mesi del superammortamento, in scadenza a giugno 2020, l'emanazione urgente dei decreti attuativi per la concessione degli incentivi 2019-2020, il pagamento degli incentivi per gli investimenti non ancora erogati dal 2017”.
Situazione difficile oggi anche all'interno delle aziende che gestiscono la vendita e l'assistenza dei veicoli. Tra le imprese in carenza di liquidità e le banche è in atto oggi una moratoria che posticipa, ma non risolve, gli effetti del tracollo dei ricavi. “Siamo di fronte a una situazione mai vissuta prima d'ora – ha aggiunto il presidente della sezione Veicoli Industriali – bisogna portare avanti azioni che consentano alle aziende di lavorare. Bisogna agire sulla liquidità, sulla cassa prima ancora che sugli incentivi ricordando che il vero patrimonio di un Paese è il lavoro.
Chiediamo provvedimenti diretti per le imprese.
Aziende e cittadini meritano fiducia”.
RECUPERARE COMPETITIVITA'
All'evento è intervenuta anche Teresa Di Matteo, Presidente del Comitato Centrale dell'Albo degli Autotrasportatori, che ha sottolineato la continua interlocuzione del Ministero con le associazioni di settore allo scopo di definire un piano di azione per la ripartenza e ha confermato che è a buon punto l'iter per l'emanazione dei Decreti relativi agli investimenti per le annualità 2019 e 2020.
“Il mercato dei veicoli industriali – ha concluso Fenoglio – non è un settore che procede per conto suo, ma risente della solidità del sistema logistico in generale, infrastrutture comprese, e dell'autotrasporto in particolare che, a sua volta, dipende dalla capacità politica di individuare strategie di sviluppo certe, che consentano a tutti coloro che operano nel settore del trasporto e della logistica di effettuare investimenti produttivi e recuperare competitività e sostenibilità”.
TRAINATO IN PROFONDO ROSSO
Non soffrono solo i veicoli industriali. In discesa libera anche rimorchi e semirimorchi, come ha sottolineato Sandro Mantella, coordinatore del Gruppo Rimorchi. Semirimorchi e Allestimenti all'interno di Unrae. Il consolidato del primo quadrimestre evidenzia un calo del 48,2 per cento rispetto allo stesso periodo 2019, con 3.409 unità contro 6.586.
“Per il 2020 – ha sottolineato Mantella – stimiamo una perdita intorno al 55 per cento (cfr Grafico in basso). I veicoli rimorchiati e allestiti, in particolare quelli frigoriferi, sono stati i protagonisti di punta dell'autotrasporto ma vengono dimenticati, tanto dalle istanze politiche e amministrative quanto dal pubblico”. Anche per questo il settore fatica a reperire dati che possano fotografare con precisione la realtà.
L'andamento storico del mercato dei veicoli rimorchiati, nel Grafico in basso, mostra una diminuzione costante delle immatricolazioni a partire dal 2017 dovuta, secondo Unrae, all'inadeguatezza dei fondi stanziati, alla discontinuità nei periodi di finanziamento e agli eccessivi ritardi nell'erogazione dei contributi. “La situazione dei contributi – ha ricordato Mantella – ci dice come le immatricolazioni del nostro comparto dipendano fortemente dalla disponibilità di incentivi.
Le condizioni di discontinuità derivanti dalle modalità di erogazione finora impiegate non hanno facilitato le strategie di investimento delle imprese. Inoltre, dal 2017 al 2019 le risorse dedicate a rimorchi e a semirimorchi sono scese da 19 milioni a 6 milioni di euro. Questi ultimi esauriti con le domande presentate nei primi 10 giorni. Non solo: i fondi sono riservati ai veicoli allestiti per il trasporto intermodale, che si svolge per lo più su tratte internazionali, dove la presenza dei trasportatori italiani è in continua diminuzione, mentre per l'acquisto di nuovi rimorchi e semirimorchi stradali da impiegare sulle nostre strade, nessun contributo è previsto. Il parco italiano intanto invecchia diventando sempre meno sicuro”. Ben un rimorchiato su cinque secondo le stime di Unrae in Italia è privo di Esp e il 37,2 per cento non è provvisto nemmeno di Abs. “Agganciare un rimorchio senza i dispositivi di sicurezza a motrici o trattori dotati dei sistemi più avanzati – ha sottolineato Mantella – costituisce un rischio reale di incidente”.
Unrae, in occasione del primo meeting virtuale sul tema, ha lanciato proposte: semplificare le procedure di collaudo, omologazione e immatricolazione dei veicoli allestiti, promuovendo la digitalizzazione delle pratiche, limitare la circolazione dei veicoli privi di sistemi di sicurezza avanzati, controllare le importazioni dall'estero di usati, riprendere lo sviluppo di complessi da 18 a 25 metri, come avviene in altri Paesi dell'Unione.
Questi, invece, gli interventi che possono far ripartire da subito la domanda: un fondo triennale per l'acquisto di veicoli non solo per l'intermodalità, agevolazioni tramite credito di imposta in alternativa agli incentivi, anche per quelli disposti in passato e non ancora erogati, contributi per l'allestimento di rimorchi e autoveicoli con dispositivi ecologici.
Fonte: Vie e Trasporti - luglio 2020